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Gustavo Adolfo Rol: tra scienza e mistero

È possibile spiegare in termini scientifici la straordinaria fenomenologia di cui era capace Gustavo Adolfo Rol?

Fenomeni come chiaroveggenza, psicometria, telepatia, capacità di esprimersi in lingue sconosciute, lettura di libri chiusi ed a distanza, scrittura automatica, levitazione, bilocazione, viaggi nel tempo, materializzazione di disegni, pitture, oggetti… carte ed immagini che mutano stato…

Sono solo “possibilità provenienti dallo spirito intelligente”, affermava Gustavo Rol, e quindi alla portata di tutti. E precisava: “lo spirito intelligente non è l’anima – soffio divino che alla morte si libera del corpo e torna a Dio – ma è quel qualcosa di particolare che rimane sulla Terra, comprendente funzioni e pensiero, dell’individuo”.

Gustavo Rol, infatti, sosteneva che ogni cosa animata o inanimata possiede uno suo spirito: nell’uomo tale spirito prende l’attributo di “intelligente” grazie alle caratteristiche della sua coscienza.

Lo spirito è dunque presente sempre: sia durante l’esistenza della cosa, o della vita dell’essere umano, sia successivamente alla sua distruzione, ovvero morte.

Oggi le conoscenze della Teoria Quantistica dei Campi, alla base del Modello Standard, possono essere estese verso la comprensione delle dinamiche biologiche della vita e di quelle – ancora più sottili – della coscienza.

Lo studio della coscienza è probabilmente l’argomento chiave per comprendere, anche scientificamente, la straordinaria fenomenologia di cui era capace Gustavo Rol.

“Quando si entra nella sfera della coscienza sublime, tutto diventa possibile“, sosteneva infatti Gustavo Rol.

In questo stato esteso di coscienza, forse, nasceva il contatto con lo spirito.

Qui, per altro, si inserisce il possibile approfondimento secondo la psicologia analitica di C. G. Jung, ed i suoi famosi studi con il Premio Nobel per la Fisica W. Pauli.

Il rischio nel tentare di spiegare questi fenomeni scientificamente è duplice: da una parte c’è il rischio di essere superficiali o troppo generalisti (come fanno in molti usando ed abusando i termini della Fisica Quantistica) dall’altra di voler essere molto approfonditi e tecnici nel dare dimostrazioni scientifiche (ma così rischia di dire cose di difficile comprensione per i non addetti ai lavori).

In ogni caso, il presupposto fondamentale da cui partire è l’ampliamento il paradigma scientifico affinché possa cogliere anche l’unicità dei fenomeni quantistici e quindi delle dinamiche della vita e della coscienza. Inoltre, le sinergie con la psicologia analitica sono essenziali per una comprensione più estesa delle potenzialità umane.

Dal punto di vista scientifico, i processi della coscienza sono così profondamente radicati in noi che si può parlare di informazione quantistica.

L’informazione quantistica è ciò che dà forma ed organizzazione intima alla materia ed all’energia di tutte le cose, compresi noi stessi.

Se pensiamo a come siamo fatti, alla nostra architettura biologica, troviamo strutture ordinate e coerenti: pensiamo ad organi, tessuti, cellule… e andando ancora più nel profondo troviamo molecole, atomi, particelle quantistiche come protoni, elettroni, fotoni: tutto è perfettamente organizzato dall’informazione quantistica.

Il concetto di informazione quantistica è molto diverso da quello classico.

L’informazione quantistica, ad esempio, non è cancellabile.

Jean Charon (1920-1998), fisico nucleare e filosofo, riteneva che i vissuti, le emozioni e le memorie delle azioni di ognuno si conservino nella parte “interna” delle particelle elementari che costituiscono il corpo.

Secondo la Teoria Quantistica dei Campi questa parte interna è il “vuoto quantistico”, un livello minimo di energia, altamente simmetrico.

Non essendo tale parte (che costituisce il 99% della materia) soggetta a dissipazione energetica, il contenuto memorizzato come informazione quantistica, resterebbe indelebile.

Questo richiama il concetto di inconscio collettivo di Jung come insieme di tutte le tracce mnestiche provenienti dal passato ancestrale dell’uomo, si accumulano continuamente in seguito alle esperienze di infinite generazioni.

Il nuovo paradigma scientifico deve quindi mettere al centro l’uomo e la coscienza, ed incrociarsi con la psicologia analitica, allo scopo di creare quel ponte tra materia e psiche si cui C. G. Jung e W. Pauli furono pionieri.

J.W. van Gothe affermava che “l’uomo è il maggiore e il più preciso strumento di fisica che possa esistere”. Un’affermazione che risuona con il parere di E. Majorana il quale sosteneva che nei fenomeni quantistici c’è un valore “inquietante, cioè lontano dalle normali metriche scientifiche”.

Si pensi al decadimento di un atomo radioattivo: esso non presenta alcuna ripetibilità: “è un fatto semplice, ed imprevedibile, che avviene improvvisamente e isolatamente“.

Lo stesso si può ipotizzare per la coscienza, che è appunto governata da eventi quantistici vitali parimenti «semplici, invisibili ed imprevedibili» come diceva E. Majorana.

Il concetto ripetibilità sperimentale deve ampliarsi a favore di un nuovo paradigma scientifico.

La coscienza, oggi, è ancora studiata in terza persona, come la Natura, osservata dall’esterno: occorre studiarla in prima persona.

Noi, con la nostra coscienza, siamo sia osservatori sia parte integrante della realtà.

 

Di Antonio Manzalini


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